lunedì 24 dicembre 2018

Loretta Napoleoni, una che non sopporta che gli USA non siano i poliziotti del pianeta.

Ritiro truppe Usa dal Medioriente, è un paradosso ma Trump sta facendo lo stesso errore di Obama


Negli Stati Uniti la notizia che le truppe tornano a casa dall’Afghanistan e dalla Siria ha sorpreso non pochi. La politica estera di Trump è stata chiara dal primo giorno in cui ha preso possesso della Casa Bianca e può essere riassunta con uno slogan “Make America Great Again at Home”, in altre parole: smettiamo di fare i poliziotti del mondo ed occupiamoci delle nostre cose. Ciononostante, negli ultimi due anni, una schiera di politici e militari è riuscita ad evitare che Donald Trump la perseguisse senza eccessivi danni. Purtroppo tutti quanti sono stati messi alla porta per questo motivo. Il motivo? Il presidente non vuole essere contraddetto, è lui che decide cosa fare e come farlo.
Le dimissioni di Jim Mattis, ministro della Difesa, dopo l’ennesimo assurdo tweet di Trump dove annunciava agli americani e al mondo che gli Stati Uniti ritiravano le truppe, confermano questa analisi e ci ricordano che il potere del presidente degli Stati Uniti è di gran lunga superiore a quello del nostro primo ministro o presidente della Repubblica. Ciò significa che un presidente cocciuto può fare danni molto seri.
We have defeated ISIS in Syria, my only reason for being there during the Trump Presidency.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 19 dicembre 2018

A prima vista il ritiro di 2mila soldati dalla Siria non sembra un evento in grado di rovesciare gli equilibri sul campo, ma non è così. Insieme alle truppe c’è l’assistenza tecnologica della macchina militare americana. E’ quella che ha giocato un ruolo fondamentale nella guerra contro lo Stato Islamico e che lo ha ridotto a una forza presente in pochi villaggi, con appena 30mila combattenti. La ritirata militare comporta la perdita di questa assistenza fondamentale per chi ancora combatte sul campo poiché l’Isis ancora esiste e potrebbe risorgere come è già successo più di una volta.
Paradossalmente Trump sta facendo lo stesso errore di Obama quando nel 2010 decise di riportare le truppe a casa dall’Iraq, fu allora che i campi di prigionia gestiti dagli americani vennero aperti e gente come al Baghdadi, il futuro califfo dello Stato Islamico, venne rimesso in circolazione. Una critica questa che Donald Trump non accetta perché secondo lui le truppe tornano a casa vittoriose. Al di là della retorica da fake news, è vero che a differenza di Obama Trump non lascia la Siria senza un super gendarme straniero. Putin e la macchina bellica russa continueranno a sostenere il governo di Assad e a combatterne i nemici, tra i quali lo Stato Islamico. In altre parole Washington accetta che nel Medio Oriente sia Mosca e non Washington a tenere le fila della intricatissima politica regionale. E questo è un evento eccezionale, che sembra essere sfuggito ai commentatori politici.
E’ dagli anni Cinquanta, dall’immediato dopoguerra, che Mosca cerca di stabilire il proprio primato nel Medio Oriente e che cozza contro gli interessi americani. Tutta la storia della regione, storia tragica densa di terrorismo, guerre civili, dittature brutali, si è sviluppata sullo sfondo di questa dicotomia.
Altra area geografica dove la guerra fredda è sempre stata calda è il sud est asiatico e il Pacifico. Anche da lì Trump vuole andarsene e lo farà presto. A gestire tensioni ed equilibri sarà Mosca e Pechino.
In sintesi la politica estera di Trump è creare la fortezza Usa, proteggerla dai migranti e dalle imprese straniere. In un mondo che assume sempre più le sembianze distopiche l’idea di chiudersi a riccio potrebbe anche avere una sua logica, ma questo non è un film di Hollywood: chiudere le frontiere e riportare le truppe a casa di certo non crea un’economia stabile, il benessere e rende la popolazione felice. Di certo non protegge l’agricoltura dall’impatto dei cambiamenti climatici o risolve il problema della siccità in California. Se Trump pensa davvero che basti costruire un muro per tenere a bada il mondo allora o è un sognatore oppure è un cretino.

Mondo | 23 dicembre 2018



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Fin qui quello che pensa una delle icone (dei vertici) della "sinistra mondialista" che da anni scrive ciò che deve pensare il cittadino progressista e lungimirante...

A lei, che ha cercato di farsi eleggere dal 2010 in poi, prima con il PD, poi con i M5S e poi con una lista civica senza mai ottenere nessun tipo di riconoscimento di merito, è rimasto il ruolo di estimatrice degli USA poliziotti dell'intero pianeta.
Mi sembra, leggendola, uno di quei criceti che corrono dentro ad una ruota in una gabbia...

Movimenti e pensieri che non si discostano mai dal già sentito e già rifiutato. Continua a piacergli dare del cretino a un presidente che fa ciò che aveva promesso ai propri elettori e che proprio per questo fu eletto... Napoleoni ha ben chiaro il valore intrinseco della democrazia, un valore per lei molto prossimo allo zero.

Di ciò che scrive salvo l'affermazione (minacciosa) che fa nell'ultimo capoverso.

"Di certo non protegge (la politica di Trump) l'agricoltura dall'impatto dei cambiamenti climatici o risolve il problema della siccità in California".

No, la politica di Trump NON fermerà la geo-ingegneria clandestina e i suoi malevoli effetti.
Su questo Loretta Napoleoni ci si può tranquillamente spendere. Sa di poterne essere certa.

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