Assassinio sull’Orient Express anno 2017, film.
Dialogo fra Hercule Poirot (Kenneth Branagh) ed un ufficiale di polizia dopo che il detective belga ha risolto un caso (ad inizio del film):
Ufficiale: Come ha capito che era lui, signore? Solo da una piccola crepa nel muro…
Poirot: Vede io ho il vantaggio di… riesco a vedere il mondo solamente come dovrebbe essere e quando non lo è l’imperfezione risalta come… il naso in mezzo a una faccia. Questo rende il più della vita insopportabile però si rivela utile nel caso di una indagine su un crimine.
U: Ma è come se lei vedesse nei loro cuori e scoprisse la loro vera natura…
P: Qualunque cosa possa dire la gente esiste solo giusto o sbagliato non c’è una via di mezzo… può raddrizzare la cravatta le spiace solo un pochino…. Così è perfetto.
Meraviglioso incipit di un remake coraggioso se non altro perché sfido a trovare un solo adulto che non conosca la trama del romanzo di Agatha Christie o del film omonimo del 1934 o almeno di quello del 1974. Insomma inflazionato da far venire i brividi questo titolo… eppure godibilissimo nonostante un Poirot troppo branaghiano (perfetta forma e dinamicità fisiche che non appartengono al personaggio originale).
Esaltante per il mio ego quel: “…esiste solo giusto o sbagliato non c’è via di mezzo…”
Mi ero segnato la battuta tanto la trovavo consona col mio modo di pensare… Subito dopo il dubbio.
“Ma che sia cambiata la trama del film?”
Perché io ricordavo un finale della storia né troppo bianca né troppo nera, grigia insomma. Ricordavo un finale proprio pensato per dimostrare che il giusto e l’ingiusto spesso sono complementari e solo apparentemente antitetici.
Come il bene e il male, l’amore e l’odio, la luce e la tenebra, la dolcezza e la violenza, il baseball ed il calcio, il marito e l’amante, un’automobile ed una Fiat (pardon FCA), Di Battista e Di Maio (stavo per scrivere la Sinistra e Renzi, ma quelli non sono complementari e sicuramente sono antitetici)…
Vuoi vedere che Branagh (anche regista del film) vuol dimostrare come vere le tesi opposte rispetto a quelle proposte inizialmente dal protagonista?
Beh, che c’è di strano?
Provo a spiegare quello che penso -in modo del tutto arbitrario- con una sorta di schema.
Ogni essere umano ha una serie di “conoscenze” che nascono dalle proprie esperienze dirette.
Ogni essere umano ha delle “convinzioni” che nascono o da ciò che gli è stato insegnato da altri o da ciò che CREDE di aver visto o sentito o capito.
Ogni essere umano ha delle “certezze” che nascono dal bisogno di dire a se stesso ed agli altri di sapere ma che in realtà vengono costruite sulla pedissequa accettazione dell’Autorità (genitori, preti, medici, pubblicitari, giornalisti, politici, scienziati ecc. ecc.) fatto che, proprio perché si accetta il concetto di Autorità, permette all’individuo di non mettere in campo il minimo impegno per conoscere veramente. Il principio della delega, insomma. Accettare di buon grado che altri pensino per noi.
E ciò cosa c’azzecca con Poirot?
Centra perché Poirot alla fine della inchiesta dovrà cambiare idea rispetto a ciò che aveva espresso pensando che fosse una propria “conoscenza” allorché scopre che in realtà era una “convinzione” che nasceva da una “certezza” falsa e quindi fuorviante.
Io penso, in modo del tutto arbitrario, che nella realtà di tutti noi le cose stiano, di massima, molto diversamente.
Quasi tutti noi siamo disponibili ad ampliare le nostre “conoscenze” quando scopriamo che è sensato farlo considerando ciò un arricchimento ovvio (un paio esempi per tutti: il contadino che impara da altri coltivazioni alternative più facili e più redditizie oppure l’anziana casalinga che impara ad usare una moderna scopa elettrica che semplicemente le dimezza la fatica ed il tempo di lavoro).
In pochi sono disponibili a mutare “convinzioni” soprattutto su temi apparentemente teorici e per “specialisti” e che ritiene spiegati come sempre dal proprio passato e soprattutto dal passato di altri. (In genere il meccanismo prevede che l’individuo pensi: “Si è sempre detto così”, “Mia nonna faceva degli ottimi sughi che bollivano per 12 ore”, oppure “All’università ho studiato decine di autori che affermavano tutti la stessa cosa…”).
Nessuno o quasi nessuno è disponibile a cambiare le proprie “certezze” che mettano in discussione le Autorità che hanno loro comunicato la… versione ufficiale. (Diciannove terroristi armati di taglierini hanno dirottato quattro aerei sugli USA e hanno colpito due grattacieli ed il Pentagono, il mio Dio è l’unico vero Dio come dice la Bibbia, il mio politico di riferimento è colui che risolverà davvero le cose, la vita è enormemente facilitata se si è connessi h24).
Detta con altre parole, meno ci è costata fatica l’informazione, più è scarsa la volontà di cambiare idea.
Troppa fatica e troppe sicurezze da mettere in discussione con il tempo che manca e le incombenze che premono.
In definitiva, probabilmente non si può sciogliere il nodo del “giusto e ingiusto” oppure quello dell’esistenza del vero o falso assoluto, ma quello per cui “mi sono fatto persuaso” è che la volontà di perseguire giustizia e verità riempiono assai le bocche di tanti e colmano i cuori di pochi.
Antonio Gramsci considerava la verità e la sua ricerca sempre rivoluzionaria. Ma se ciò è vero per alcuni, per la stragrande maggioranza dei miei simili lo è ancora di più, per loro è TROPPO rivoluzionaria. E non possono permettersela.
Mentre, solo come esempio, il pensiero di Fedor Michajlovic Dostoevskij regna sovrano oggi più ancora di cento sessantaquattro anni fa quando lo espresse in una lettera ad una certa Natalija Dmittrievna Fonvizina:
“… ma arrivo a dire che se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità.”
Appunto. E il riferimento alla sola religione è oggi assai limitante per valutare la reale misura dei danni provocati da “certezze” come queste all’animo umano.
Il concetto che la verità sia sempre rivoluzionaria è ampiamente discutibile ma allora perché non ammettere che scegliere l’ingiusto per pura pietà è una giustizia pelosa che nulla ha a che fare con la giustizia senza aggettivi di comodo?
Ma il raggiungimento della verità non dovrebbe costituire l'automatica perdita della libertà di pensarla in qualsiasi altro modo? Non per l'essere umano, evidentemente.
Un libero pensatore schizofrenico e ignorante prova ciò che dovrebbero fare tutti. Mettere in ordine i propri pensieri. Ma, essendo schizofrenico e ignorante, è scontato che l'effetto tendenziale sarà il disordine più assoluto. Suppongo che saremo in due a scrivere, io ed un bastardo di Rettiliano che da un decennio soggiorna nel mio corpo. Lui si diverte a negare la propria esistenza. In ogni caso mi dissocio preventivamente da ciò che scriverà. Lui.
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