mercoledì 11 dicembre 2013

Vedere, guardare, osservare.

Luigi XVI di Borbone divenne Re
nel 1774 col titolo di Re dei
Francesi ed il soprannome de
“Il Desiderato”. Fu ghigliottinato
17 anni dopo col soprannome
divenuto “Luigi L’Ultimo”.
Cosa era successo in quei 17 anni?
Nel 18° secolo Parigi era una
cloaca maleodorante ed estremamente
pericolosa per la salute
dei parigini. Al livello di una
grande città medioevale.
Era
in sostanza la città più disgustosa
che si potesse immaginare.
I suoi abitanti camminavano in
mezzo ai rifiuti, agli escrementi
umani ed animali, svolgevano lavori
dannosi per la salute, affrontavano
povertà malattie e fame.
Dopo generazioni di ingiustizie
questa loro condizione diventò
intollerabile.
Parigi era
una pentola a pressione che sarebbe
prima o poi esplosa.
In realtà Parigi era ad un passo
da un cambiamento epocale. La
sporcizia e lo squallore spinsero
i suoi cittadini a ribellarsi.

Una ribellione che avrebbe portato
Parigi a diventare una metropoli
moderna grazie a principi
rivoluzionari che avrebbero cambiato
la cultura e la vita di mezzo
pianeta ma, a meta del 18°
secolo, tutto ciò era ancora lontano.
Il fiume Senna, unica fonte di
acqua potabile, era una fogna a
cielo aperto in cui venivano gettate
ogni giorno 300 tonnellate
di escrementi. Non si sapeva cosa
fossero igiene o servizi pubblici.
Quando Luigi di Borbone sale al
trono, Parigi che per secoli si
era espansa ora stava per scoppiare.
Oltre 500.000 mila persone
erano ammassate in un area di
soli sette chilometri per quattro.
Decine di migliaia di persone arrivavano
da ogni dove per lavorare
come tintori, cappellai, lavandaie,
armaioli e conciatori
di pellame animale.
Dozzine di concerie scaricavano
i loro rifiuti putridi nelle acque
che attraversavano la città. L’aria
era fetida ed irrespirabile. La
concia (fatta a base di calce, ammoniaca,
escrementi di cane e
guano di uccelli ed urina umana)
provocava odori simili alla
decomposizione e veleni per la
salute umana. Tutto ciò, assieme
a quintali di peli, grasso e tendini
delle pelli, veniva riversato
nei corsi d’acqua che confluivano
nella Senna.
Questa situazione non creava solo
inquinamento ma anche ingiustizie
e rabbia diffusa. Si lavorava
e si viveva in condizioni massacranti
e disgustose per produrre,
con la pelle, beni di lusso
per l’aristocrazia dei pochi ricchi
di Parigi.
Nei 67 mila metri quadrati
del palazzo di Versailles
viveva Luigi XVI ed
un manipolo di cortigiani.
Ma il palazzo era anche
un edificio
pubblico
frequentato
da
migliaia
di persone
ogni
giorno.
Non vi
erano latrine
e
per gli
splendidi corridoi facevano bella
mostra di se ammassi di urina
e feci umane. Maiali e pennuti
vari vi pascolavano indisturbati.
Questo per dire come la situazione
non fosse alla fine diversa
tra Parigi e la reggia di Versailles.
In tutto ciò, nelle stanze private
del re e della sua corte, la vita
scorreva nel massimo sfarzo lontano
  dai problemi che sconvolgevano
il popolo.
Le casse del re erano vuote, le
costose guerre all’estero erano
una regola, il popolo pagava tasse
elevatissime e viveva sotto il
limite della povertà.
Il re oltre a non sentire l’orribile
olezzo in cui vivevano i parigini
(a 24 Km da lì) non sentiva
neppure il montante desiderio
popolare di un vero cambiamento
politico.
Con una aspettativa di vita che
si aggirava sui 23 anni e i cimiteri
di fosse comuni a cielo aperto
ovunque, il putridume e
l’olezzo erano divenuti i catalizzatori
di una esplosione immane
che si stava avvicinando.
Luigi XVI, in un ultimo sussulto
di dignità da governante, commissionò
una indagine nazionale
sui problemi dei suoi sudditi.
Sono otre 25.000 i “quaderni delle
lamentele” che a tutt’oggi si
possono consultare negli archivi
statali e che danno una incredibile
istantanea di ciò che vivevano
i francesi nel 1788 e da decenni.
Con quelle lamentele i francesi
reclamavano i loro diritti. Le attese
di cambiamenti tangibili diventarono
enormi perché tutti si
aspettavano che il sovrano avrebbe
agito nel loro interesse.
Ma quando nel maggio 1789 le
lamentele vennero lette a Versailles
si capì subito che tutta l’operazione
era una presa in giro. I
problemi erano talmente grandi
che se anche il re avesse voluto
(?) fare qualche cosa, la situazione
delle casse reali era tale che
nulla si sarebbe fatto.
Ed iniziò la preparazione della
rivolta. Prima nei caffè parigini
fra la borghesia poi con la manifestazione
che portò alla presa
della Bastiglia, quindi con la
marcia su Versailles.
la Rivoluzione. E poi il lungo periodo
del Terrore con l’uccisione
del re, della regina e di altri
3.000 parigini nel giro di pochi
mesi.
La qualità di vita dei parigini a
livello igienico e sanitario cambiò?
Al contrario! I cadaveri marcivano
a migliaia nelle fosse comuni
le concerie continuavano
il loro sporco lavoro e la Senna
uccideva con le sue acque infette
migliaia di persone ogni settimana.
Il vaiolo era endemico.
Per iniziare a risolvere il problema
si dovette aspettare l’arrivo
di Napoleone (un maniaco ossessivo-
compulsivo dell’igiene personale)
e di suo nipote Napoleone
III (e dell’architetto Barone
Haussmann) che dal 1848 iniziò
a fare di Parigi la metropoli che
ora tutti conosciamo.
In quegli anni sono avvenuti
innumerevoli fatti importanti
per i francesi e per il mondo
intero.
Due, ai miei occhi, furono
davvero rivoluzionari e pietre
miliari per il presente dei
cittadini del 18° secolo e per
quelli dei secoli che sarebbero
seguiti.
Una fu la “Dichiarazione deiDiritti dell’Uomo e del Cittadino”,
l’altra l’impegno e l’intuizione
di Jean
Noël Hallé
(1754-1822).
Due fatti che, a
ben vede e per quello che importa,
sono le ragioni che mi
hanno spinto ad aprire questo "diario".

Jean N. Hallé... chi diavolo era e soprattutto che cosa fece di così rilevante (ai miei occhi, badate
bene) da meritare di essere affiancato ad un caposaldo del diritto moderno come la “Dichiarazione”
dell’Assemblea Nazionale sui Diritti dell’Uomo e del Cittadino?
Un dottore. Un medico, per l’esattezza, che divenne negli anni successivi ai fatti qui raccontati il primo
medico di Napoleone I (non a caso).
Hallé affrontò attorno al 1788, in modo rivoluzionario, quella che era una credenza tanto popolare
quanto medica, che considerava la puzza ed il putridume, che regnavano a Parigi più di luigi L’Ultimo,
come esse stesse cause dirette di malattie mortali come il tifo e consimili.
Beh, Hallé mise in opera quello che era, in questo caso, lo strumento scientifico più importante che avessero
a disposizione lui ed il suo assistente.
Il naso.
Provvisti solamente di una mappa e del senso dell’olfatto Hallé ed il suo aiutante si avventurarono per
una strada che portava ad una delle zone notoriamente più sporche ed inquinate di Parigi. L’obiettivo
era di migliorare l’igiene pubblica registrando quali posti erano più maleodoranti e perché.
Per prima cosa scesero sulle sponde della Senna. Soprattutto nel tratto tra Pount Neuf e Pont Oxange le
rive erano piene di fango nero maleodorante e di enormi ammassi di vegetazione scura, vigorosamente
alimentata dagli scarichi della fogna di Chåtelet. Escrementi e scarti degli animali macellati alimentavano
colonie enormi di mosche, vermi e larve. E tutto questo era incrostato e stratificato da un concentrato
di liquami. La Senna ha, da sempre, una corrente molto tranquilla con ciò limitando il ricambio e la
pulizia delle rive.
Per oltre dieci chilometri del percorso della Senna Hallé iniziò a distinguere tra odori sgradevoli ed
esalazioni pericolose.
Poi la ricerca proseguì ad est, la zona ricca di attività di concerie e dei loro olezzi e scarichi.
Hallé mandò in avanscoperta (con questo mostrando il solito “cuore” tipico della élite di ogni epoca) il
suo assistente a visitare gli spazi adibiti a concerie. Dopo poche ore costui rientrò allo studio del suo capo
con lingua e labbra gonfie, la gola infiammata, il palato arrossato da strane ulcerazioni.
Grazie alla semplice osservazione in pochi giorni Hallé arrivò a stabilire “scientificamente” che la zona
a ovest puzzava orribilmente di escrementi ma che ad est proliferavano nell’ambiente veri e propri veleni
che potevano uccidere.
Non era ancora l’inizio della teoria (e tantomeno la scoperta) dei germi, ma era una catalogazione di
odori inoffensivi da quelli che non lo erano e che anzi avrebbero portato malattie e morte.
Si attuò in poche parole una sorta di metodo scientifico anche se in modo del tutto primitivo.
E condivido l’idea che qualcuno ha espresso che questa esperienza fu uno di quelle che segnarono il passaggio
dalla mentalità medievale a quella moderna.
Parigi, dopo questa intuizione, si avviava, concettualmente, a diventare la prima città Moderna del mondo.
Tutto ciò che vediamo ancora oggi fu allora che iniziò per poi svilupparsi nel 19° secolo.
Uno dei più clamorosi esempi di applicazione concreta del motto massonico: Ordo ab Chao. Ordine dal
caos.
Ma qui non è questo che voglio sottolineare particolarmente bensì desidero fare una cernita “in positivo”
degli eventi sopracitati.
1 - Dalla rivoluzione francese diventano patrimonio inalienabile dell’Umanità il concetto di Uomo-Cittadino,
il ruolo del Potere e il rapporto Cittadino-Potere.
2 - Dell’esperienza di Hallé va rimarcato l’approccio scientifico, ancorché rudimentale, a dei semplici fatti
concreti e preoccupanti che lo circondavano.
Detto in altre parole, io credo che ogni
uomo che consideri se stesso Cittadino e
non suddito, possa affrontare i silenzi e
le menzogne del potere semplicemente
usando per intero i mezzi che la natura
ci ha messo a disposizione.
I cinque sensi (o nove? Vedremo poi).
Si, proprio tutti, senza escluderne nessuno.
Nel pieno rispetto di se stessi e della
propria condizione di Uomo-Cittadino.
Sul cosa NON fare per sentirsi sempre cittadini
consapevoli, mi viene in mente
un’aforisma che mi è capitato di leggere
più volte e di cui non conosco l’autore.

No, non può andare così!
Ragionare fuori dagli schemi è una maledizione ovvero un “dono” da accudire con passione emotiva visto
che nessun sacerdote del Potere di turno si sogna di accordarcelo come nostro diritto?
Non siamo scimmie e NON VOGLIAMO esserlo:
NON dobbiamo mai stancarci di riprendere sempre il discorso.
NON dobbiamo permettere che abitudini e concetti solo indotti per partenogenesi (cioè senza la fecondazione
di una nostra vera volontà), sostituiscano il nostro pensiero ed il nostro libero arbitrio.
La banana dovremo sempre cercare di raggiungerla, se ben mi capisci amico lettore.
Altrimenti che significato dovremmo continuare a dare alla parola Uomo?
Forse che siamo Uomini
perché siamo catalizzatori di perbenismi e portatori di pensieri uniformati a quelli della maggioranza?
perché siamo cacciatori di oggetti che ci hanno convinti che desideriamo?
perché siamo lavoratori indefessi che dimenticano i veri valori dell’Essere Uomo?
perché siamo consumatori-contribuenti-elettori ubbidienti?
perché siamo fervidi credenti nelle Autorità, che siano politiche religiose o economiche?
Proviamo a liberarci dei fardelli e dei ceppi che ci hanno imposto.

Cosa ci rende
davvero diversi da tutti gli altri animali?
Forse la capacità di saperci procurare le
risorse primarie per vivere?
Non credo proprio.
Penso piuttosto ad altre tre cose.
1- Loro non ci metterebbero in gabbia
2- Loro non accumulano ricchezze
3- Noi dovremmo avere maggiore capacità raziocinante e minor capacità di vivere senza riflessi condizionati.
Dovremmo.
I primi due punti dimostrano che loro ci sono superiori...
La difficoltà, per la razza umana, di mettere
in atto il terzo punto ci condanna per la nostra
insipienza. Dunque sono meglio loro?
Non mi costa fatica, lo ammetto, sottoscrivere
ciò che dicevano Antonio de Curtis e Oscar
Wilde “Più conosco gli uomini e più amo gli
animali...”
Un bel compito provare a smentirli.

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