- Sai perché ci incrociamo regolarmente la mattina presto? - chiese retoricamente Luigi - perché tu vai verso la tua fogna di lavoro ed io cerco di uscire da ciò che mi ha lasciato la mia, di fogna. E vengo a vedere, qui all'aeroporto, per ore, all'alba soprattutto, le cisterne atterrare dopo i voli notturni - sorrise...
Nella mia vita precedente ero meteorologo e siccome in Italia non si è sviluppata mai nessuna struttura meteorologica civile degna di questo nome da giovanissimo dovetti accettare una carriera militare. I primi anni a Roma e poi a Pratica di Mare per un totale di oltre 26 anni al Centro Nazionale di Meteorologia e Climatologia Aeronautica.
Avevo anche una famiglia del tutto canonica. Una grande donna aveva deciso che voleva vivere accanto a me tutta la sua vita e lo fece... - si interruppe guardando un paio di secondi nel vuoto poi tornò a fissarmi dritto negli occhi - se ne andò a meno di cinquant'anni stroncata da un tumore alle ossa e da ciò che mi capitò, ad un certo punto, al CNMCA.
Avevamo anche due figli che non ho la più pallida idea di dove siano da oltre dieci anni... ma questo non conta più davvero nulla... - tacque qualche secondo di troppo dimostrando che erano ferite ancora aperte e non ricordi lontani che non gli facevano più male come le parole volevano far credere.
Riprese a parlare con tono di voce sempre roco e basso ma più deciso.
- Sul lavoro dovevo essere anche bravino, perché senza amare particolarmente l'idea di far carriera e senza rapporti preferenziali coi superiori gerarchici, arrivai al grado di maggiore che avevo poco più di 40 anni.
Quando nel 1995 cominciai a vedere cose che non dovevano esserci e che avrebbero cambiato la vita a me prima di farlo con tutti sul pianeta.
Erano già venti anni che si parlava di "riscaldamento globale" come del tema dei temi per il futuro dell'umanità. Ma in realtà la temperatura del pianeta dall'inizio degli anni '80 era statisticamente in diminuzione. Era un fatto su cui tutti, scienziati e politici, mentivano in modo clamoroso e palese. E poi... - sembrava che per la prima volta da quando ci stavamo parlando, fosse alla ricerca di termini giusti per la persona che aveva di fronte.
- Guardare continuamente il cielo attraverso macchinari e grafici era normale attività lavorativa ma guardarlo senza il filtro di nessuna macchina era una mia esigenza imprescindibile. E quello che cominciai a vedere in quel 1995 era semplicemente una cosa che non doveva essere lì. Ma c'era, eccome se c'era.
Cominciai a notare, tre o quattro volte al mese, il cielo di Pratica di Mare, solcato da aerei che nel loro percorso rilasciavano strane "contrails", scie di condensa create dal contatto di vapore acqueo e particelle espulse dai motori che con una certa temperatura - circa -40° - e ad una certa altitudine - da 26000 piedi in su, cioè 8000 metri - si trasformano in ghiaccio che ritorna solo dopo qualche secondo allo stato liquido o gassoso.
Beh, quelle scie di condensa non si comportavano così.
Non duravano pochi secondi ma ore, spesso allargandosi a dismisura nell'azzurro del cielo che alla fine diveniva uniformemente bianco-grigiastro. Il più delle volte queste scie si intersecavano fra loro, indicando una stranezza davvero senza risposta: ma che diavolo di aerovie seguivano quegli aerei?
Quando apparivano queste scie i miei strumenti mi davano, nelle ore seguenti, percentuali igrometriche del tutto inferiori alle medie solite. Come se le scie, assurdamente, avessero un' effetto di riduzione dell'umidità sia assoluta che relativa... - si interruppe un attimo e sorridendo aggiunse - vale a dire: era meno umido.
Cominciai a parlarne con qualche collega, che non ebbe nessuna particolare reazione, e con un paio di miei superiori, che mi consigliarono immediatamente di non dare valore a valutazioni personali in campi come la meteorologia che sono per definizione tecnici e matematici, bla, bla...
Ma, in fondo avevano ragione il nostro era un lavoro che per sua natura non lasciava nulla alla fantasia e tutto era legato a meccanismi naturali ferrei e precisi.
Proprio per questo mi persuasi che avevo toccato qualcosa di anomalo e di "nuovo".
In meteorologia questo vuol dire una sola cosa: militari.
Valutai l'ambiente militare italiano e conclusi che ne volevo provare a conoscere un poco più del "nulla" avrei dovuto battere altre strade.
Il primo nome che mi venne in mente fu quello di un mio ex compagno d'università emigrato negli USA dove svolgeva il mio stesso lavoro presso un centro privato collegato alla Berkeley Università californiana.
Era più di un anno che non ci sentivamo e la telefonata fu sinceramente calorosa, all'inizio. Quando gli chiesi se avesse affrontato il caso di scie di condensa che riducevano l'umidità mi interruppe chiedendomi della famiglia e di qualche amico comune. Concluse dicendo: "...con la frenesia della vita di oggi sarebbe bello ricevere lettere dagli amici... la lettera scritta di pugno rimane il miglio mezzo di comunicazione..." disse altro ma non ricordo cosa.
Avevo naturalmente capito e gli scrissi una lettera sintetica e pressante con domande aperte e allusioni velate. Mi rispose, ovviamente per lettera, che si, ne sapeva qualche cosa, che i possibili autori di tale attività erano... ovvi e che mi consegnava il nome di un ricercatore che aveva avuto il modo di conoscere che mi avrebbe potuto aiutare molto a conoscere le informazioni che cercavo. Per la prima volta lessi il nome di Clifford Carnicom, un indirizzo della California ed un numero di telefono.
Col mio inglese scolastico non fu semplicissimo ma alla fine riuscii a comunicare per telefono con Carnicom, che fu assai più esplicito del mio amico e mi parlò apertamente e chiaramente. Erano anni che faceva ricerche sulle acque della California prima come dipendente di un ente statale poi come libero ricercatore. Aveva dati inequivocabili sugli effetti provocati dalle "chemtrails" (termine che sentii allora per la prima volta e che mi feci ripetere un paio di volte prima di capire) su terreni ed acque del suo paese. Mi parlò sommariamente delle sue ricerche sviluppate sul monte Shasta, territorio perfetto per quei tipi di rilevamenti. Aveva messo su un Istituto di ricerca "non profit" il "Carnicom Institute Research for the Benefit of Humanity" e che sarebbe stato ben felice di ospitarmi per poter scambiare le reciproche conoscenze.
Quando gli dissi che ciò che sapevo era zero fu ancora più entusiasta di incontrarmi.
Disse "... fare informazione è facile è combattere la disinformazione che è difficilissimo..".
La settimana successiva partii per la California utilizzando tutto ciò che mi rimaneva delle ferie disponibili.
Tornai dopo sedici giorni che ero letteralmente un altro uomo.
I dati raccolti da Carnicom erano molto completi sugli impressionanti effetti che provocavano le "precipitazioni" delle scie chimiche. Terreni e acque che, una volta esposti a queste attività, assumevano valori di sali di alluminio, di bario e di stronzio decine o centinaia di migliaia di volte superiori alla normalità storica e ritenuta "non dannosa". Polimeri di natura sconosciuta anche se organici e quindi da ritenere frutto di studi chimici segreti visto che non si accoppiavano a nessun tessuto conosciuto e globuli rossi umani sintetici. Filamenti che fuoriescono dalla cute di sfortunati ammalati di malattie senza nome, creando ferite che non si rimarginano. Il progetto scientifico-militare H.A.A.R.P.... Questi alcuni dei dati certamente provati dalle ricerche di Carnicom, che definiva il suo lavoro di anni come "...solo all'inizio".
Tornai convinto di poter spaccare... il mondo attorno a me con quello che avevo saputo e plausibilmente certo che i miei simili amino almeno la possibilità di salvaguardare la salute dei propri figli e che il mondo militare non sia poi una semplice cloaca di guerrafondai senza anima.
Si fermò mantenendo ostentatamente il discorso in sospeso.
Con un sorriso mi disse con un tono pacato che era davvero poco professorale.
- Per capire il mio presente ed il mio passato torniamo a Platone, vuoi? Ma bada bene che potresti trovare una chiave destabilizzante per il tuo futuro visto gli occhi che hai in questo momento...
- Continua, ti prego... - risposi con voce atona.
- Platone si esprime soprattutto con quelli che sono stati chiamati i Dialoghi una forma letteraria che serve probabilmente ad alleggerire, attraverso il dialogo tra diverse figure di interlocutori, argomenti altrimenti assai astrusi. Ebbene, la sua opera più universalmente apprezzata è "la Repubblica" (ma la traduzione più sensata potrebbe essere "la Costituzione"), dialogo tra Socrate, maestro di Platone, ed alcuni dei suoi allievi od amici. In essa Platone, per bocca di Socrate, parla di giustizia, di dialettica, di anima, di città ideali governate con principi filosofici da filosofi, unici a poter perseguire il bene comune senza corrompersi...
Nel libro VII scrive del "Mito della Caverna".
Il Socrate personaggio di Platone ipotizza degli uomini, fin dalla nascita, chiusi in una caverna con gambe e collo incatenati alla parete che hanno difronte, impossibilitati a volgere lo sguardo alle loro spalle dove arde un alto fuoco. Tra il fuoco e gli uomini incatenati Platone colloca una strada sopraelevata ed un muretto, sulla strada degli uomini camminano portando oggetti, parlano fra loro, svolgono faccende di vita quotidiana.
Gli uomini incatenati non conoscono la verità sull'esistenza degli uomini della strada in quanto ne percepiscono solo l'ombra proiettata dal fuoco sulla parete che hanno di fronte e l'eco delle voci che per loro è la realtà incontrovertibile.
Platone suppune che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia
costretto a rimanere in piedi, con la faccia rivolta verso l'uscita
della caverna: in primo luogo, i suoi occhi sarebbero abbagliati dalla
luce del sole ed egli proverebbe dolore. Inoltre, le forme portate dagli
uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno reali delle ombre alle
quali è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli oggetti e gli
fosse indicata la fonte di luce, il prigioniero rimarrebbe comunque
dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi verso
le ombre.
Allo stesso modo, se il malcapitato fosse costretto ad uscire dalla
caverna e venisse esposto alla diretta luce del sole, rimarrebbe
accecato e non riuscirebbe a vedere alcunché. Il prigioniero si
troverebbe sicuramente a disagio e s'irriterebbe per essere stato
trascinato a viva forza in quel luogo.
Volendo abituarsi alla nuova situazione, il prigioniero riuscirebbe
inizialmente a distinguere soltanto le ombre delle persone e le loro
immagini riflesse nell'acqua; solo con il passare del tempo potrebbe
sostenere la luce e guardare gli oggetti stessi. Successivamente, egli
potrebbe, di notte, volgere lo sguardo al cielo, ammirando i corpi
celesti con maggior facilità che di giorno. Infine, il prigioniero
liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso, invece che il suo
riflesso nell'acqua.
Resosi conto della situazione, egli vorrebbe senza dubbio tornare nella
caverna e liberare i suoi compagni, essendo felice del cambiamento e
provando per loro un senso di pietà: il problema, però, sarebbe proprio
quello di convincere gli altri prigionieri ad essere liberati. Infatti,
dovendo riabituare gli occhi all'ombra, dovrebbe passare del tempo prima
che il prigioniero liberato possa vedere distintamente anche nel fondo
della caverna; durante questo periodo, molto probabilmente egli sarebbe
oggetto di riso da parte dei prigionieri, in quanto sarebbe tornato
dall'ascesa con "gli occhi rovinati". Inoltre, questa sua
temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua opera di
convincimento e, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri ad
ucciderlo, se tentasse di liberarli e portarli verso la luce, in quanto,
a loro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell'accecamento e
la fatica della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte.
Luigi tacque guardandosi le mani.
- Le interpretazioni di questo dialogo sono molteplici, per me è la storia della mia vita da quando ho aperto gli occhi su una delle tante verità che non si devono vedere. L'unica cosa che non mi è ancora successa è che nessuno ha cercato di uccidermi... Tutto il resto me lo hanno fatto, mi hanno isolato, umiliato e poi, come ultima risorsa risolutiva, mi hanno punito e cancellato. Se è un grande filosofo vissuto 2500 anni fa come Platone ad esprimere valutazioni così lucide e definitivamente negative sulla possibilità che ha una rivoluzione di nascere dal basso a seguito della crescita della consapevolezza individuale e collettiva e non un qualsiasi disilluso anarchico (ricordi Errico Malatesta?) che si iscrive alla massoneria per convertire i componenti della loggia al socialismo e che ne esce ovviamente scornato... in cosa altro sperare? Quello che mi ha davvero fatto male è stato l'isolamento totale voluto certo dall'alto ma realizzato giorno per giorno dai miei compagni di prigionia in questa maledetta e afona caverna che è il mondo reale... Esattamente come prescritto dall'allegoria di Platone... - tacque serrando l'ispida mascella e contorcendo la bocca in una smorfia amara.
Nel silenzio reciproco uscimmo dal bar e ci incamminammo sulla terra battuta.
Accanto alla mia macchina lo guardai negli occhi e feci scorrere platealmente lo sguardo sulla plastica nera che ricopriva i suoi abiti luridi.
- Dove dormi questa sera?
- Per favore non pensare ora di essere divenuto improvvisamente il responsabile del futuro di questo uomo... Se credi dammi qualche euro e diamoci appuntamento a... alla prossima volta.
- Grazie Luigi, è come se tu mi avessi aperto una porta temporale davanti agli occhi.
- Tu adesso ti senti attratto dalla mia storia ma tra qualche ora solo l'idea "Luigi" ti potrebbe sembrare insopportabile. Datti tempo e semmai ci rivedremo - era lui a comandare il gioco fra noi, ovviamente.
Non ebbi il rigetto. Ci rivedemmo più volte, lì davanti all'aeroporto ed altrove. Discorremmo e litigammo e ci abbracciammo. Una volta accettò di farsi fotografare ma il giorno dopo, con la macchina fotografica in mano, non riuscii a trovarlo.
E neppure i giorni successivi.
Solo dopo qualche giorno dissi a me stesso che se non veniva più ai nostri incontri era perché non poteva farlo e non perché non voleva. Sei giorni dopo il nostro ultimo incontro mi dissero che era stato trovato il cadavere di un uomo, un homeless, sulla spiaggia di Pesaro, vestito di sacchi dell'immondizia, con un profondo taglio alla gola ed un sasso in bocca.
Ma forse non era Luigi.
p.s.: cercai su internet una immagine che mi potesse far ricordare il mio amico Luigi e trovai questa pagina di Don McCullin un fotografo del Guardian. Era come se lui la foto a Luigi fosse riuscito a farla. Questa è diventata da allora l'immagine che rappresenta quello che sono o che potrei essere.
Un libero pensatore schizofrenico e ignorante prova ciò che dovrebbero fare tutti. Mettere in ordine i propri pensieri. Ma, essendo schizofrenico e ignorante, è scontato che l'effetto tendenziale sarà il disordine più assoluto. Suppongo che saremo in due a scrivere, io ed un bastardo di Rettiliano che da un decennio soggiorna nel mio corpo. Lui si diverte a negare la propria esistenza. In ogni caso mi dissocio preventivamente da ciò che scriverà. Lui.
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