venerdì 3 gennaio 2014

2001/2013, CRONACA E STORIA.

 La notizia dell'arresto avvenuto tra il 30 ed il 31 dicembre scorso di Spartaco Mortola, Giovanni Luperi e Francesco Gratteri mi costringe a compiere un percorso di memoria a cui, spero, vorrà partecipare il mio assiduo lettore.

Ci sono eventi di cronaca così eclatanti che diventano Storia.
Quando questi eventi si concentrano in un lasso di tempo limitato, magari dodici mesi, per semplificazione si parla di "anno storico", di quelli che impongono a gran parte dell'umanità una svolta radicale e permanente.

2001.

Intanto cominciò a parlarne il regista americano (naturalizzato inglese) Stanley Kubrik nel... 1968 col suo visionario (o ben informato) "2001: Odissea nello Spazio".
La splendida ed enigmatica scena finale che vede il protagonista umano Bowman (traduzione: uomo che si inchina, a chi?) davanti al monolito, steso in un letto in una splendida e apparentemente impropria stanza in stile settecentesco, vede il proprio invecchiamento, la propria morte e la propria rinascita.
Qualcuno scrive: "... rinasce in forma di feto cosmico, il "Bambino-delle-stelle" ("Star-Child" in lingua originale), che in un istante si riporta nello spazio terrestre scrutando dal cielo la nostra Terra, cogitabondo. Si intuisce che l'astronauta David Bowman ha subito una accelerazione evolutiva diventando un essere superiore estremamente evoluto."
Non so se questa interpretazione è ciò che voleva dire Kubrik, ma è certo che il regista volesse indicare comunque la nascita di un essere diverso e con prospettive assai diverse dal pre-esistente. Data evento: 2001 prevista nel 1968. Certo un puro caso.

Provo ad entrare nella realtà della cronaca del 2001...(segue)


Gennaio:
- Guinea, violenti scontri nel sudest del paese, l'Alto Commissario ONU abbandona la zona lasciando senza protezione oltre 200 mila rifugiati.
- Brasile, a Porto Alegre si tiene il Primo Forum sociale mondiale a cui partecipano le organizzazioni anti-globalizzazione di 120 Paesi.
- India, un violento terremoto sconvolge il paese, oltre 30.000 morti.

Febbraio:
- Israele, Ariel Sharon, del partito sionista Likud, diventa primo ministro del Paese.
- USA e UK bombardano l'Iraq.
Afghanistan, il mullah Moahammad Omar, capo dei Taliban, ordina di distruggere tutte le statue del paese comprese le due famose statue giganti di Buddha scavate nella roccia a Bamyan.
-  Indonesia, violenti scontri tra i daiacchi e immigrati maduresi nella provincia del Kalimantan Centrale, causano oltre 300 morti e la fuga di oltre 40.000 persone.
-  Burundi, riprendono gli scontri tra i soldati governativi e gli hutu: decine di migliaia di burundesi costretti a rifugiarsi nei campi profughi.
-  Messico, Marcia della pace: chiesta l'approvazione della legge sui diritti e sulla cultura degli indios.

Marzo:
- La più grande piattaforma petrolifera del mondo affonda al largo dello Stato di Rio de Janeiro.
- Al confine tra Macedonia e Kosovo e presso la capitale macedone Skopje, scontri tra i guerriglieri di etnia albanese e le forze di sicurezza.
-  Svizzera, con un referendum gli svizzeri dicono no all'ingresso nell'Unione Europea.

Aprile:
-  L'ex-presidente jugoslavo Slobodan Milosevic viene arrestato a Belgrado: comparirà davanti al Tribunale penale internazionale (Tpi) a l'Aja con l'accusa di crimini di guerra e crimini contro l'umanità.

Maggio:
- Italia, la Casa delle Libertà (di Silvio Berlusconi) vince le elezioni politiche.

Giugno:
- Svezia, a Goteborg, durante il Vertice dei capi di stato dell'UE, si svolgono imponenti manifestazioni anti-globalizzazione.
- Giovanni Paolo II compie una visita ufficiale a Kiev e Leopoli.
- In un'intervista alla tv statunitense il leader cubano Fidel Castro designa il fratello Raùl come suo successore ufficiale.
- New York, nella sede dell'Onu si tiene una conferenza straordinaria sulla lotta all'Aids; presenti numerosi scienziati, politici e uomini d'affari(!).

Luglio:
- Burundi, annunciato il raggiungimento di un accordo tra governo e opposizione per la messa in pratica del piano di pace firmato nell'agosto del 2000. I morti sono stati fino a quel momento 5 milioni e quattrocento mila.
- Mosca, il Comitato Internazionale olimpico designa Pechino come sede per i Giochi Olimpici del 2008.
- Italia, in occasione degli incontri del G8 a Genova hanno luogo grandi manifestazioni funestate da gravissimi incidenti: ucciso un manifestante che stava attaccando da isolato un intero plotone di carabinieri. C'è qualcuno che sostiene che sia successo qualche grave fatto alla scuola Diaz...
- Bulgaria, dopo un mese dalla vittoria alle elezioni legislative, l'ex re Simeone II accetta l'incarico di primo ministro. (Questa è la più divertente di quel 2001!).

Agosto:
- Israele-Palestina, la situazione degenera fra incursioni israeliane nelle terre dei palestinesi e gli attacchi suicidi attribuiti a terroristi palestinesi.
- Comincia in Macedonia il dispiegamento delle truppe Nato: obiettivo dichiarato il ritiro delle armi della guerriglia albanese quello implicito iniziare una guerra.

Settembre:
- Ahmad Shah Massud, leader dell'opposizione afgana al regime dei taliban, viene ucciso da non meglio identificati terroristi nella provincia di Takhar. Aveva come figure di riferimento storico-politico Ernesto Ché Guevara ed Ho Chi Min e sarebbe stato un personaggio davvero scomodo per gli americani negli anni seguenti se molto opportunamente non fosse stato tolto di mezzo il giorno 9 settembre...
- ...11 settembre, Stati Uniti, in un attacco terroristico senza precedenti 4 aerei vengono dirottati e (sostiene la versione ufficiale) portati ad abbattersi su obbiettivi di grande importanza: distrutte le torri gemelle del World Trade Center di New York, colpito il Pentagono. Migliaia le vittime. In realtà i grattaceli a crollare inspiegabilmente quel giorno furono tre e non due. Anche l'edificio 7, non colpito da nessun "aereo", crollò (per simpatia?) quel pomeriggio. Non esistono immagini (e logica) che evidenzino un aereo come il proiettile che fece un foro di dieci metri (!) nel Pentagono. Nel forellino nel terreno boscoso di Shanksville dove fu fatto precipitare, da eroici e favolistici passeggeri in rivolta, il quarto aereo dirottato in realtà NON esiste nessun rottame del volo "united 93"... per semplice logica di chi guarda le foto e per le dichiarazioni dei testimoni... non militari. Si, in pratica, il più grande scenario per un "inside-job" dai tempi di Pearl Arbor. 
Quel giorno, il 9.11.2001 scritto all'americana, fu il segnale più importante di un nuovo inizio per l'umanità tutta. L'inizio di una nuova Era.
Una nuova Era tutt'altro che pacifica ed invece carica di sofferenze fisiche e caduta di libertà di persone e popoli.

Ma torniamo alla notizia che ricordavo in apertura di questo post, l'arresto appena avvenuto, di Mortola, Luperi e Gratteri. Chi sono costoro?

I quotidiani di oggi riportano: 
"Arresti domiciliari per tre superpoliziotti per le violenze alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. A subire la decisione del Tribunale di sorveglianza sono Spartaco Mortola, che allora dirigeva la Digos di Genova (deve scontare otto mesi), Giovanni Luperi, ex dirigente dell'Ucigos ora in pensione (deve scontare ancora un anno) e Francesco Gratteri, ex numero tre della polizia, anche per lui un anno da scontare."

Bene, evviva! Arriva finalmente dopo 13 anni un po di giustizia per quello che fu definita da Amnesty International:  “La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”.

Mi piacerebbe fosse una vera vittoria della giustizia e della speranza civile, ma rileggendo la lettera aperta che nel luglio 2013 il giornalista inglese Mark Covell scrisse a Giorgio Ricci, giudice del tribunale di sorveglianza di Genova, qualche sospetto mi viene. Che quei tre siano responsabili intermedi sacrificabili ed utili ad interrompere la catena che, altrimenti, porterebbe troppo in alto?




Dear Dr. Giorgio Ricci,
Mi chiamo Mark Covell. Sono il giornalista inglese che fu quasi ucciso nell’irruzione alla Scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. Mi permetto di inviarLe questa lettera per esprimere ciò che provo a proposito delle condanne inflitte con la sentenza della Suprema Corte di Cassazione, lo scorso Luglio. So che ci saranno diverse udienze per decidere se i poliziotti condannati dovranno scontare la pena in carcere o no.
Nonostante non sia una pratica usuale per un giudice ricevere una lettera del genere, Vi scrivo per farVi sapere esattamente cosa provo, come una delle vittime più conosciute, e ciò che tutti noi della Diaz ci aspettiamo di veder fare, in nome della giustizia.
Chiedo a tutti coloro che considereranno il contenuto di questa lettera di comprendere che noi, vittime della Diaz, abbiamo vissuto un inferno che non si è fermato solo alla notte della “macelleria messicana”. Abbiamo visto da lontano, e talvolta anche da Genova o da Roma, queste persone condannate venire promosse di volta in volta, fino al punto in cui hanno potuto usare gli strumenti e le risorse del loro lavoro per intimidire, minacciare e mettere sotto sorveglianza le vittime di Diaz. Essi hanno inoltre ostacolato la giustizia, distrutto le prove ed eretto un muro di silenzio che abbiamo dovuto fronteggiare per anni. Non mi risulta che siano mai state pronunciate parole di comprensione o di scuse nei confronti delle loro vittime, né che vi sia stata resipiscenza rispetto ai fatti commessi.
Per quasi dodici anni, tutti noi della Diaz abbiamo visto uomini come Berlusconi e altri cambiare le leggi e le regole del gioco, in modo da permettere ai poliziotti di sfuggire a qualsiasi sanzione per le loro azioni nella notte della Diaz, come ad esempio la riduzione della prescrizione e l’introduzione di leggi volte ad assicurare l’immunità delle Forze di Polizia condannate a pagare una qualsiasi forma di risarcimento.
Ma, nonostante ciò che Berlusconi e altri politici hanno fatto, i superpoliziotti condannati della Diaz mantengono la loro buona parte di colpa e responsabilità.
Inoltre, sembra che i diritti dei criminali poliziotti condannati siano sempre stati tenuti in maggiore considerazione rispetto ai diritti delle vittime. Mettendo da parte tutte le promozioni, ad alcuni di questi uomini è stato permesso di dichiararsi nullatenenti per evitare di pagare un solo euro a titolo di risarcimento a noi vittime, lasciando l’onere ai contribuenti italiani. Inoltre, grazie all’indulto, nessuno di loro finora ha mai scontato un solo giorno di carcere, per i loro crimini.
A proposito dell’indulto, posso solo dire che è stato enormemente ingiusto vedere poliziotti che hanno scritto la pagina più nera della storia della Polizia Italiana, distruggendone la reputazione, essere autorizzati a beneficiare di uno sconto di pena significativo. Nel mio paese l’indulto è concesso solo a detenuti che hanno commesso reati minori e che comunque hanno già scontato una parte della pena. Non è concesso ad alti comandanti della polizia, che sono stati condannati per reati gravi come percosse, tentato omicidio delle vittime, falsificazione delle prove (vale a dire due bottiglie molotov), falsi arresti, false dichiarazioni, abusi e torture.
A proposito dei falsi arresti e delle false dichiarazioni, desidero sottolineare che il falso arresto per associazione a delinquere di vittime gravemente ferite è stato compiuto con il preciso intento di mandare in carcere le vittime per almeno 10-15 anni sulla base di false accuse e coprire ciò che Amnesty International ha chiamato “la più grande sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dalla Seconda Guerra Mondiale”.
E qui stiamo discutendo se Gratteri e altri poliziotti condannati debbano scontare una pena di meno di due anni!
Dov’è il confronto? Come una delle vittime gravemente ferite della Diaz, vorrei vedere questi poliziotti scontare in prigione esattamente lo stesso periodo di tempo che loro stessi hanno tentato di infliggere a noi, sulla base di prove e dichiarazioni assolutamente false.
Spesso mi domando cosa sarebbe successo se il piano della polizia alla Diaz fosse stato portato a termine; sarei stato ingiustamente condannato e avrei scontato 15 anni in una prigione italiana, senza nessuna pietà. Quasi 12 anni dopo quella fatidica notte, ogni misericordia disponibile viene dispensata solo a favore di questi poliziotti, da un sistema legale che è incapace di proteggere i diritti delle vittime.
Il mio caso, in particolare, è stato archiviato perché nessuno dei molti poliziotti e funzionari presenti si è fatto avanti per testimoniare. A quanto pare nessuno ha visto o ha sentito, nonostante in quel momento io fossi l’unica persona in strada, sulla quale si sono accaniti i poliziotti. Vi prego di consultare la richiesta e il decreto di archiviazione del procedimento aperto per tentato omicidio in mio danno, se desiderate acquisire familiarità con il mio caso personale.
Anche se il desiderio dei poliziotti condannati di mandare le vittime in carcere per coprire i loro crimini non si è realizzato, le vittime hanno comunque dovuto subire una realtà se possibile ancora più insidiosa.
La maggior parte delle vittime internazionali del raid alla Diaz sono state illegalmente deportate nei loro paesi di origine, dove sono state accusate dai loro governi, e talvolta anche da amici e parenti, di essere criminali ed hanno dovuto affrontare un particolare tipo di discriminazione. I livelli di povertà e la profondità del danno sono estremamente elevati tra le vittime della Diaz. Alcuni di noi si sono ridotti ad essere senzatetto e a vivere per strada, ed è stato estremamente difficile essere trattati come terroristi dalle autorità del proprio paese, solo perché tutti hanno creduto alle menzogne raccontate da questi superpoliziotti condannati.
Per quelle vittime che non si sono fatte intimidire dalla prepotenza, dalle menzogne e dall’odio puro della polizia e che hanno osato tornare a Genova per lo svolgimento dei processi, è stato come vivere in una guerra in cui entrambe le parti si scrutano l’un l’altra attentamente, mentre il processo va avanti. Ogni volta che vedo poliziotti italiani divento incredibilmente nervoso. E’ così per tutti noi. Per noi le forze dell’ordine e i tutori della legge rappresentano la paura, il dolore, la tortura, il controllo totale della popolazione.
La vita per me a Genova è stata ed è sempre molto intensa. Viviamo tutti la paura che un giorno uno di noi incontrerà uno dei poliziotti della Diaz e le minacce già date saranno realizzate. Non riesco mai a rilassarmi quando sono in Italia. La maggior parte di noi si sente come se dovesse giocare perennemente al gioco del gatto col topo, per rimanere in vita qui.
E’ proprio per l’arroganza e per la completa mancanza di rimorso dei comandanti condannati, che dovrebbe essere applicata la massima sanzione possibile. Da parte dei condannati non ci sono state scuse significative né tanto meno alcun senso di rimorso. Non c’è stata e non c’è ancora nessuna collaborazione da parte loro sulle questioni in sospeso del caso Diaz. Tutti, in diversa misura, hanno eluso le domande, sono rimasti in silenzio nonostante il loro coinvolgimento fosse testimoniato da prove schiaccianti e hanno raccontato una marea di bugie alla stampa, rifiutandosi però di testimoniare in tribunale. Solo dopo la loro condanna in Cassazione alcuni di loro hanno dichiarato la propria innocenza, come Fournier e Canterini. Per le vittime della Diaz, i loro deboli tentativi per evitare la prigione, sono l’ultimo modo che hanno per sfuggire alle loro responsabilità per il raid.
Per quanto riguarda la verità su ciò che è realmente accaduto, la Procura ha affermato che c’è stato un vero e proprio muro di silenzio al quale, per una regola non scritta, ogni poliziotto si è attenuto. Questo muro di silenzio dai comandanti condannati, da tutta la polizia italiana e dal Ministero dell’Interno è assordante per le vittime della Diaz. Esso ha permesso ai poliziotti condannati, lungi dal mostrare rimorso o colpevolezza, di intimidire, mentire, ostacolare le indagini e distruggere le prove, nel tentativo di sfuggire all’azione penale. Ha inoltre impedito a me e ad altre vittime di avviare un processo per tentato omicidio, contro i già condannati superpoliziotti.
Infine, come detto sopra, l’irruzione alla Diaz è stata la pagina più nera della storia della polizia italiana. La sentenza definitiva della Corte di Cassazione deve essere accolta e, dal punto di vista delle vittime, ai comandanti di polizia condannati si dovrebbe applicare la massima sanzione possibile, in modo che ciò serva da esempio ad altri poliziotti su cosa non fare durante un’incursione per la ricerca di armi (Tulps 41).
In conclusione, prego il Tribunale di prendere in considerazione anche la voce delle vittime nella decisione che dovrà prendere.
Mark Covell

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